INTERROGAZIONE n. 146 del 16/06/2023
In merito all'emergenza cinghiali

Al Presidente della Giunta regionale

Premesso che:
il 14 giugno scorso, da quanto si apprende da notizie di stampa, un ottantatreenne è stato aggredito e ferito gravemente da un cinghiale nella frazione Piani di Acquaro, nell’entroterra vibonese, il fatto è accaduto poco prima delle 7.00 nei pressi dell’abitazione dell’uomo che affaccia su un terreno agricolo di sua proprietà e solo l’intervento di un figlio dell’aggredito ha evitato il peggio;
detto episodio non è altro che la manifestazione più immediata ed evidente di un problema più profondo che trova la propria radice nella proliferazione dei cinghiali su tutto il territorio italiano dovuta soprattutto all’azione dell’uomo;
negli scorsi decenni, infatti, questi ungulati sono stati introdotti in gran numero, a volte anche illegalmente, in diverse località a scopo venatorio, un reintegro così intenso, e spesso fuori dai rigidi confini stabiliti dalle normative, tanto che per lungo tempo si è ritenuto che questi cinghiali non avessero nemmeno un’origine italiana, bensì ungherese;
il sovrannumero di cinghiali, dovuto alla loro reintroduzione e alla capacità di riprodursi abbastanza rapidamente, ha determinato e determina una serie di gravi conseguenze: incidenti stradali, danneggiamento dei campi coltivati e dei raccolti e, naturalmente, forti disagi ai cittadini con conseguenze anche di tipo sanitario;
in particolare la presenza così numerosa di cinghiali ha reso, soprattutto nei piccoli centri interni della regione con un’economia sostanzialmente agricola, assai difficoltosa la coltivazione di orti e capi, devastati costantemente dall’azione degli ungulati;
dette circostanze stanno costringendo numerosi agricoltori, disperati, a fermare le proprie attività con un impoverimento della già precaria economia calabrese e con un progressivo abbandono di terreni che, incolti, rimangono esposti al rischio incendi e soggetti ad eventi alluvionali;
appare di tutta evidenza come sia necessaria un’azione di sistema che nel breve periodo riduca al minimo i disagi e assicuri adeguati ristori agli agricoltori, ma che nel lungo periodo porti ad una soluzione definitiva;
nel breve periodo sarebbe utile rendere più efficiente il sistema dei ristori, attuare una corretta gestione dei rifiuti, e incentivare, attraverso specifici bandi, la realizzazione di recinzioni per proteggere le colture, come fatto in altre regioni con evidenti riscontri positivi;
nel medio-lungo periodo sarebbe utile, introdurre le catture dei cinghiali con i c.d. chiusini che si sono dimostrate efficaci riuscendo a essere più selettive rispetto al prelievo venatorio e realizzare misure di prevenzione con la costruzione di recinti elettrificati dei boschi;
in ultimo, come extrema ratio e come sollecitato anche da importanti associazioni di agricoltori, si potrebbe valutare di chiedere al Governo nazionale e/o al Commissario straordinario alla Peste suina africana di porre in essere, utilizzando le cautele del caso, un eventuale piano straordinario di abbattimento dei cinghiali, infatti, oggi si stima che in Italia ci siano 1.5 milioni di esemplari, una cifra raddoppiata in pochi decenni;
le iniziative poste in essere dal Governo nazionale di ampliare le modalità di caccia, affinché si possa ridurre il numero di esemplari in circolazione non appare, infatti, una soluzione risolutiva in quanto la caccia venatoria colpisce una porzione relativamente ridotta della popolazione e, come facilmente intuibile, quelli rimasti non fanno altro che ritornare nei boschi e continuare a proliferare. Tutto quanto sopra premesso, il sottoscritto Consigliere regionale interroga l’Assessore regionale competente
Per sapere:
se e quali tempestive iniziative si intenda adottare per affrontare la questione descritta.

Allegato:

16/06/2023
R. MAMMOLITI